@ di Paolo Cavaleri
CINETICA – Siamo in una realtà iper-stimolante e piena di possibilità.
La fortuna di vivere i nostri tempi, e nello specifico questa parte del mondo, sta esattamente nel non essere costretti ad appellarsi a istinti primordiali per sopravvivere.
Ciò è utile e vitale per la costruzione della società civile e per il mantenimento di un equilibrio, ma questo non può sempre mantenersi. A dispetto dell’omologazione, che è una perversione dell’equilibrio, non a caso si parla di staticità, possiamo trovarci a vivere delle situazioni dove la propria opinione viene soffocata.
Scegliere da che parte stare … sembrano parole che tolgono il respiro, che isolano e mortificano.
In realtà la scelta, altro non dovrebbe che essere il più grande atto di iniziazione di quel che saremo. Contro la paura e la voglia di vedere la verità, questa è una storia dove l’innocenza della gioventù è avanti rispetto alle credenze degli adulti, ma essi stessi son presenti sempre per salvarli dai puri pensieri.
Al tanto discusso “prezzo delle proprie scelte” perché a volte quella fatta dal più improbabile dei soggetti, permette a tutti gli altri di continuare a fare le loro.
Il gigante di ferro – The iron giant. (1999).
“Tu sei chi scegli e cerchi di essere”
America, anno 1957.
La Russia ha da poco lanciato nello spazio il primo satellite fuori dalla orbita terrestre, lo Sputnik.
Il mondo e le sue superpotenze militari sono in competizione per avere armamenti e strumenti di ricerca più avanzati possibile.
Una notte, a largo delle coste della tranquilla cittadina di Rockwell, cade quello che sembra essere un gigantesco meteorite. Unico testimone è il pescatore di una piccola imbarcazione che dopo essersi salvato segnala l’accaduto al governo degli U.S.A.
Il giorno successivo in città si diffonde la voce che ci sia in segreto un attacco dei russi, o ancora peggio, un oggetto non identificato che avrebbe origine da Marte.
Intanto la vita procede ordinaria fra gli abitanti, ognuno con le sue esistenze, ma questo fatto vedrà cambiare la giovinezza di un bambino: Hogarth Hughes. Egli vive in casa con la madre, fra il bosco e la città, e una sera mentre guarda la tv, solo per il turno serale della madre, nota l’interruzione del segnale.
Una scoperta “spaziale”.
Così, incuriosito si avventura sul tetto per scoprire che l’antenna di casa è sparita … strappata dalla base.
Hogarth ripensando ai visitatori da Marte crede di poter trovare risposte seguendo le tracce nel bosco.
Si arma di un fucile giocattolo, un elmetto e una torcia e poco dopo si accorge di essere in compagnia di un gigantesco robot di ferro.
Spaventato fugge, ma si accorge che il gigante è occupato a mangiare dei pezzi della centrale elettrica del paese, talmente impegnato che rimane incastrato nei tralicci della centrale fino a quasi esserne folgorato: il ragazzo che stava per tornare a casa torna indietro per spegnere l’interruttore e salvare il grande omone d’acciaio di trenta metri, e quando il gigante si risveglierà vedrà il suo salvatore andar via per tornare il giorno dopo. Intanto la madre che non trova suo figlio a casa, guida in macchina fino a trovarlo nella selva, ma stanca e arrabbiata non crederà alle parole del bambino.
Nelle ore a seguire si continua a vociferare di che cosa possa essere l’oggetto caduto dal cielo, e arriverà il signor Mansley che anche se all’inizio non crede a voci di un grande gigante di metallo, preso dal suo ruolo e da un incidente di percorso a lui inspiegabile, cercherà disperatamente di procurarsi delle prove per far insediare una sezione dell’esercito a Rockwell.
Il ragazzo troverà il gigante proprio dove lo aveva lasciato e capendo che ha dei sentimenti, per proteggerlo dalle malelingue e dalla paura della madre, lo porterà nell’acciaieria di Dean, un curioso artista che recupera metallo per farne delle sculture.
Tuttavia non tutto sembra andare come dovrebbe, Hogarth susciterà la curiosità dell’agente governativo, e il gigante avrà delle strane risposte a seconda di quelle che sembrano provocazioni al gioco.
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The iron giant è una pellicola del 1999 per la regia di Brad Bird.
Un’animazione che ha tardato ad essere apprezzata dal pubblico, specialmente nella sua uscita al cinema, è con grande sorpresa considerato un cult.
Pochi personaggi ma centrali per argomentare l’importanza delle proprie scelte: il protagonista è un ragazzo vivace, curioso, e incline ad aiutare il prossimo.
Sembra comunque essere bullizzato dai compagni di scuola.
La madre del ragazzo è una cameriera che pian piano si accorge di come in casa ci siano sempre più stranezze, e il figlio non viva di pure fantasie.
Mansley è l’inviato del governo mandato a indagare per scoprire la fondatezza delle testimonianze su questo grande essere che ha sconvolto la cittadina di Rockwell, non tarderà a rivelare la sua natura arrivista ed egoica che lo vedrà come fautore dell’accadimento finale.
Dean, l’artista che abita in un deposito di acciaieria che stringerà amicizia sia col gigante che con Hogarth.
Sarà lui a consigliare al bambino, e questo a confidare al gigante, come uscire da alcune situazioni di dolore e di sconforto della vita: – “non spetta a loro decidere chi sei ma a te … tu sei chi cerchi e scegli di essere”.
Infine il gigante: qui Bird come regista ha guardato al soggetto ispiratore, il romanzo di Ted Hughes, da cui poi venne prodotto un musical.
Il regista si chiese:
<cosa succederebbe se un’arma sviluppasse un’anima e scoprisse di non voler essere un’arma?>>.
Da questo concetto, basandosi anche su perdite personali in famiglia, si concentrò sull’aspetto prevalentemente umanizzante, anche per quanto riguarda l’uomo d’acciaio.
Il gigante essendo nato come arma, ha tutte le caratteristiche per passare all’offensiva militare, ma nel tempo interagendo con quelli che sono i tre macrocosmi del mondo (uomo, natura e animali) sceglierà più di una volta di abbandonare il protocollo dei suoi meccanismi regolatori a beneficio dei princìpi umani. Il gigante insieme al bambino sono protagonisti di come anche davanti alla morte, per esempio quella di un cervo, qualunque sia la forma in cui abitiamo o la natura che abbiamo, se si hanno pensieri di compassione è perché abbiamo un’anima:
“mamma dice che è qualcosa che tutte le creature buone hanno dentro e che continua a esistere in eterno”
Una macchina da guerra che a contatto con gli umani sceglie ciò che non avevano programmato per lui.
La scelta muove da meccanismi che ondeggiano fra i desideri e il dolore di ciò che potrebbe accadere, e noi come i protagonisti siamo chiamati a scegliere e optare per ciò che in quel momento ci sembra la cosa più giusta.
Buona visione
Se la scelta ha come prerogativa la preferenza, la cosa più difficile non sembra tanto effettuare le nostre, quanto convivere con quelle degli altri.
In questa storia si trovano personaggi con diversi modi di agire ma è nel tempo che essi possono dimostrare che quelli che hanno scelto di seguire sono i percorsi giusti, anche a scapito del pensiero comune … pensiero che cambia quando fra tutti i candidati e le possibili scelte se ne farà una a beneficio di tutti.
“Io andare … tu restare. Non mi seguire”